Nome umanistico italianizzato (in latino
Episcopius) del teologo
protestante olandese
Simon Bischoff. Allievo di Gomar
all'Università di Leida, divenne poi seguace di Arminius di cui era pure
stato allievo a Leida. Opponendosi alle concezioni gomariste, Arminius aveva
avviato nel 1603 una controversia con Gomar sul problema della predestinazione,
sostenendo che la verità umana doveva collaborare liberamente con Dio
nella salvezza. Arminius morì nella prima fase della controversia e il
giovane
E. gli successe a capo degli Arminiani. Temperamento energico e
deciso, egli guidò il movimento dei "rimostranti" attraverso la fase
più critica del suo sviluppo e formulò ancora più
decisamente i principi della dottrina arminiana, affermando che la religione era
una questione interiore e la dottrina doveva essere ridotta ai punti essenziali
("è meglio sbagliare riguardo a una verità non essenziale
piuttosto che interpretare male e correggere alcuni punti di essa"). Inoltre
affermò che l'intera personalità umana era distrutta se l'uomo
perdeva il suo libero arbitrio. Tra le altre sue affermazioni vi era quella che
Cristo era morto per tutti, rendendo possibile la salvezza di ognuno, non solo
quella degli eletti. Nel 1610 fu costretto a rifugiarsi a Bleiswijk, nei pressi
di Rotterdam, ma dopo la
Rimostranza presentata dagli Arminiani agli
Stati generali d'Olanda e la Conferenza dell'Aia del 1611, fu chiamato a
succedere a Gomar all'Università di Leida (1612-18). Prima del Sinodo di
Dordrecht del 1619, egli riaffermò l'essenza della fede arminiana,
secondo cui scrittura e ragione avrebbero portato alla verità e la
coscienza dell'uomo non avrebbe confidato nel voto della moltitudine,
cioè nel sinodo, ma nella forza della ragione. Posto che la religione era
una questione interiore, la vera Chiesa invisibile non era di competenza
dell'autorità, mentre la Chiesa visibile, organizzata, faceva parte della
società. Chiamato nel 1619 a comparire di fronte al Sinodo di Dordrecht,
non gli fu consentito di difendere la dottrina arminiana e venne bandito.
Rifugiatosi ad Anversa, vi scrisse la Dichiarazione di fede degli Arminiani:
Confessio seu Declaratio sententiae pastorum qui in Foederato Belgio
remostrantes vocantur super praecipuis articulis religionis christianae
(1622). Passò poi a Rouen, stabilendosi infine a Parigi, da dove
poté ritornare in Olanda dopo la morte di Maurizio di Nassau nel 1625.
L'anno seguente divenne predicatore a Rotterdam e nel 1634 fu chiamato a
insegnare nel seminario arminiano di Amsterdam, di cui divenne superiore,
conservando l'incarico sino alla morte. La maggior parte dei suoi scritti fu
raccolta in volume e pubblicata postuma sotto il titolo:
S. Episcopii opera
theologica (2 volumi, 1650-65) (Amsterdam 1583-1643).